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Storia

Il Comune di Castel Morrone si estende su di un territorio prevalentemente collinare di circa Ha 2.535 e dista 10 km da Caserta. Confina a Sud ed a Sud – Ovest con il territorio casertano, a Ovest ed a Nord – Ovest con quello di Capua da cui dista 15 km; a Nord è delimitato dal fiume Volturno; ad Est con la provincia di Benevento.
L’abitato, suddiviso in piccoli centri, si sviluppa ai piedi del Monte Madonna della Misericordia (429 m s.l.m.), lungo una vallata che si estende per 10 km circa e presenta due strozzature laterali dalle quali ad ovest e ad est scendono verso la piana del Volturno il Vallone Ciummiento e il Vallone di Morrone. L’altitudine media del paese è di circa 250 m s.l.m. I monti che lo circondano fanno parte della catena dei Tifatini; all’estremo Ovest vi è il Monte Gagliola (m 376), mentre ad Est la Valle tende a restringersi ed è quasi sbarrata dal masso roccioso di Montagnano che si stacca dal Monte Madonna della Misericordia e dal Monte Virgo, la cima più alta (m 620).


I rilievi circostanti l’abitato sono costituiti essenzialmente da rocce calcaree la valle, invece, è stata colmata da depositi di tufo grigio campano che le hanno conferito la tipica morfologia pianeggiante ed hanno contribuito alla fertilità dei suoli.
Nascosto tra queste colline è presente un fenomeno geologico raro nelle nostre zone e in Italia meridionale, soprattutto per dimensione che ha dato luogo a tre macroforme carsiche tecnicamente definite “Doline da crollo” e precisamente Comola grande, Comola piccola, Comola “Lampa”.


Fino a pochi decenni or sono queste colline erano ricoperte di boschi. Primeggiavano il castagno, la quercia e tra le piante arbustive l’olmo, il lentisco, il mirto, la ginestra. Le falde prossime all’abitato sono curate dall’uomo che vi coltiva l’ulivo, il ciliegio, il melo, il fico, la vite ed altro, mentre crescono spontaneamente i fichidindia, il rosmarino, la salvia, l’origano. Varia anche la vegetazione spontanea dei fiori.
Prima delle distruzioni boschive, causate dagli incendi estivi, queste colline erano ricche di animali selvatici.
Nel Comune di Castel Morrone, dopo un calo demografico verificatosi dal 1941 al 1971 a causa dell’emigrazione, si è avuta una inversione di tendenza ed oggi gli abitanti sono circa 4000.
L’economia rimane prevalentemente agricola; è quasi del tutto assente la piccola e media impresa ed il settore terziario stenta ad espandersi.
Dal punto di vista urbanistico ci troviamo di fronte ad una Città lineare policentrica, con poli di aggregazione residenziali ben distinti anche dal punto di vista storico. Partendo da Est le frazioni sono Torone, Pianelli, Balzi, Annunziata, S. Andrea, Casale, Grottole, Largisi e Gradillo. Il patrimonio edilizio storico consta essenzialmente di abitazioni a due piani con scala esterna, cortile e copertura a tetto. Questa tipologia si ripete sistematicamente in tutti i poli di aggregazione residenziali evidenziando la prevalente origine contadina della gente del luogo. Tuttavia si riscontrano resti di architettura catalana, qualche impianto quattrocentesco ancora ben conservato e le emergenze settecentesche all’Annunziata, come la Chiesa dell’A.G.P., l’attuale sede comunale e l’ex ospedale annesso alla Chiesa. Il complesso edilizio più significativo del patrimonio edilizio di Castel Morrone è il Palazzo Ducale sito al Casale, in stile settecentesco con un bugnato in tufo grigio campano.
Il paesaggio, il clima salubre, la frescura anche nei mesi estivi ne fanno una meta di escursioni dai Comuni vicini.





Ripercorrendo a grandi tappe la storia di Castel Morrone, interessante appare il primo insediamento e perché molto antico e per le caratteristiche abitative. Circa le origini si riscontrano pareri discordi: VII, VI sec. a. C. o, come sostiene l’archeologa G. Conta Haller, in base al ritrovamento di alcuni reperti, IV, III sec. a.C. e cioè il periodo delle guerre sannitiche. Certamente la storia di Morrone s’interseca, fin dalle sue origini, con quella delle lotte tra Campani, Sanniti, Romani per il possesso di Capua e dell’Italia Meridionale. Capua, infatti, fondata dagli Etruschi nel VII sec. a. C., era città fiorente, situata in una piana fertilissima e non lontana dal fiume Volturno allora navigabile. Di queste lotte Morrone fu testimone e partecipe.
Le origini degli abitanti sono forse sannite; il monte Castellone – Gagliola, facente parte della catena dei Tifatini, è infatti al confine del Sannio e la sua posizione geografica assicurava il controllo sullo stretto passaggio che portava alla pianura di Caserta. Sul crinale delle due colline sorse dunque la città – fortezza di Plistica. Scrive l’Esperti: “Plistia era città situata in Morrone sopra il monte di Gagliola, dove al presente si vedono le vestigia delle mura. Vi sono dei gran sassi detti Pile dal Calepio; onde da Pile Plistia; così in Napoli abbiamo il Piliero alla marina, perché quivi vi è un gran sasso”. Questa città – fortezza, che G. Guadagno fa rientrare in una rete di fortificazioni, aveva enormi dimensioni (circa 200.000 mq), dominava la piana di Sarzana e forse la divideva nel possesso con Saticola o meglio con Capua. La cinta, costituita da mura megalitiche, ancora oggi visibile, aveva un perimetro di 5 km. Gli abitanti furono pastori, montanari, guerrieri, abili nell’uso del cavallo per gli spostamenti. Le loro conquiste non erano durature perché mancava alle popolazioni di origine sannita una forza politica aggregatrice. Durante le guerre sannitiche, Plistica, sentendosi campana, affiancò i Romani offrendo assistenza alle legioni dirette verso il Sannio. Messa sotto assedio (314 – 313 a. C.) fu rasa al suolo dai Sanniti. La legenda locale racconta che dal monte scese verso il fiume Volturno tanto sangue che il luogo sottostante fu chiamato “Sanguineto”. Per ulteriori informazioni vedi www.sanniti.info





La costruzione della via Appia nel 312 a. C., che da Roma portava verso la Puglia, fece perdere alla zona la sua importanza strategica. Gli abitanti si dispersero in molteplici fondi caratterizzati da una economia povera incentrata sulla pastorizia. I diversi toponimi indicano caratteristiche morfologiche come “Gruttule”, grotte vicino all’antica Plistica in cui si rifugiarono gli abitanti, o “Fundus di Torone”, da Tauronis - gente del toro – in riferimento ad antichi culti sanniti.
Intorno al I sec., Morrone è “casale” di Capua il cui declino è segnato dalla decadenza dell’impero romano. Gli abitanti di Morrone vivevano di pastorizia e di agricoltura godendo di una relativa quiete, lontani da guerre ma anche da ogni sviluppo economico e sociale. L’attuale distribuzione delle frazioni è testimonianza degli insediamenti antichi.





Durante le invasioni barbariche il rifugio fu non più il monte Gagliola, troppo lontano, ma un’altra collina dove in epoca normanna sorse il Castello, come testimoniano i diroccati resti. Nasce allora il toponimo “Muronis” o “Moronis” il cui significato è “luogo posto in alto” o “ammasso di pietre, pietraia” termine che incontriamo in altre località montane. Cessato il pericolo delle invasioni gli abitanti si stabilirono vicino alle terre che coltivavano estendendo a tutta la valle il toponimo destinato a durare fino al XVIII sec. nella dizione “Terra di Morrone”, dove terra sta per territorio.
In un atto di donazione del 1092 appare una citazione da cui si evince che all’epoca Morrone non era più “Casale” di Capua ma territorio della Contea di Caserta. Altro importante documento è la “Bolla di Senne”. L’arcivescovo di Capua Senne consacrò Rainulfo primo vescovo di Caserta creando la relativa diocesi cui, dopo l’abbandono di Galatia, furono assegnate molte chiese appartenenti a Capua. Morrone si trovò divisa così tra due diocesi come è tutt’ora.
Il ”Catalogus Baronum” del 1150 ci fa conoscere l’estensione della Contea, possesso del Conte Roberto e le sue caratteristiche: Morrone è tra i possedimenti del Conte di Caserta.
Altri passaggi di proprietà si ebbero nel territorio di Morrone nel periodo normanno; ma divenuto nel 1268 Carlo I d’Angiò unico padrone del Regno di Sicilia, revocò tutti i feudi del Regno distribuendoli poi ai suoi soldati e fedelissimi. La Contea di Caserta fu assegnata a Guglielmo di Belmonte, Grande Ammiraglio del Regno con un atto nel quale sono stabiliti i valori dei territori assegnati e tra questi quello di Morrone valutato once 41.
Nel 1283, gran parte del feudo passa a Pietro Tomacella e ai suoi discendenti che ne conservarono il possesso per circa 130 anni fino al 1417 quando il nuovo assegnatario fu Fabrizio de Capua esponente di una delle più potenti famiglie dell’ultimo periodo angioino. In questo periodo Morrone aveva il privilegio del secondo grado delle cause15 e la zecca che non coniava monete ma controllava i pesi e le misure. Ciò denota una certa importanza del sito confermata dalla vendita di una parte del feudo a Vincenzo Carafa al prezzo di ben 166.000 ducati.
Dopo ulteriori passaggi di proprietà la Terra di Morrone nel 1632 passò a Don Giovanni Francesco De Mauro; il figlio Onofrio fu nel 1662 insignito dal titolo di Duca di Morrone, con regio assenso del Re Filippo IV di Spagna. A lui si deve la costruzione del bellissimo palazzo ducale, abitato durante tutto il corso del ‘700, dotato di pinacoteca, biblioteca, sala d’armi e mobili preziosi. L’ultima discendente ed erede, Donna Antonia De Mauro, sposa Don Scipione Capecelatro, Marchese di Casabona e, nel 1742, in occasione della compilazione del catasto onciario, è titolare del Ducato.
L’abolizione della feudalità nel 1806 segna la fine dei diritti a lei legati; l’ultima duchessa di Morrone, Maria Giuseppa Tranfo Capecelatro, ritiratasi a Napoli e senza eredi, destinò ad opere di beneficenza le sue proprietà.




L’istituzione è in sé antichissima anche se appare caratterizzata diversamente secondo le esigenze degli insediamenti abitativi. In genere nacque come aggregazione intorno al Castello come nel caso di Morrone e mantenne le sue prerogative anche con la istituzione delle monarchie. Nel piccolo centro di Morrone, una volta l’anno, dopo i raccolti, vi era l’adunanza per le elezioni dei rappresentanti. A loro volta gli eletti eleggevano i giudici, i notai, i tassatori che fissavano le tasse da pagare per ogni fuoco ed i collettori con funzioni di esattori. L’Università eleggeva il proprio Sindaco ed aveva uno Statuto che regolamentava la vita dell’insediamento abitativo cercando di sopperire alla scarsa presenza del potere centrale.



Morrone si rivelò un punto di grande importanza strategica nella battaglia del Volturno del 1° ottobre 1860. In questo scontro morì eroicamente il maggiore Pilade Bronzetti, che difese, con circa trecento uomini, l'altura denominata "Castello di Morrone" dall' assalto nemico, forte di circa 5000 uomini, bloccandolo per diverse ore.
I maggiori storici sono concordi nel ritenere che l' azione del Bronzetti sia stata determinante per la vittoria della battaglia del Volturno non a caso il Bronzetti ha ispirato versi a Luigi Mercantini, Giosuè Carducci, Vittore Vittori, Gabriele D'Annunzio e a molti altri poeti.
Garibaldi lo considerò il nuovo Leonida e definì Castel Morrone "Termopili d'Italia".

A memoria dei caduti garibaldini, in data 8/12/1887 fu inaugurato un monumento: l'ossario, opera dello scultore Enrico Mossuti. Il monumento è un cippo piramidale circondato da una recinzione in ferro.


E' documentato che diversi morronesi parteciparono alla rivoluzione di Masaniello del 1647 e alla congiura giacobina del 1799, mentre altri si distinsero durante i moti del risorgimento del 1848.
Con Regio Decreto n. 946 del 26 ottobre 1862 del Re Vittorio Emanuele II, controfirmato dal Guardasigilli Umberto Rattazzi, il Comune di Morrone assunse la denominazione di Castel Morrone, in conformità della deliberazione presa dal Consiglio Comunale nella seduta del 12 ottobre dello stesso anno.

Il paese è stato più volte colpito da terremoti: i più gravi sono stati quelli del 1456 e del 1688 che provocarono notevoli danni al patrimonio edilizio.

 Comune di Castel Morrone

Piazza Bronzetti, 7 - 81020 CASTEL MORRONE (CE)

TEL. 0823/399711 - FAX 0823/399726

PEC protocollo.castelmorrone@asmepec.it
 

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